La quinta edizione del Global Cybersecurity Index (GCI), pubblicato dall’International Telecommunication Union (ITU), agenzia ONU specializzata in ICT, offre uno sguardo aggiornato sullo stato della cyber sicurezza globale valutando l’impegno di 194 Paesi in questo ambito. Dal GCI 2024, l’Italia emerge come uno dei paesi migliori nel panorama della sicurezza informatica mondiale, mostrando come, con la giusta combinazione di normative, competenze e visione strategica, si possano raggiungere standard di sicurezza di primo livello.
Cos’è il Global Cybersecurity Index
Il Global Cybersecurity Index è un rapporto periodico dell’ITU, lanciato nel 2015, che misura il grado di impegno e preparazione alla cyber sicurezza di ogni nazione. Ogni edizione raccoglie dati tramite questionari nazionali e assegna a ciascun paese un punteggio complessivo su100, basato su cinque pilastri di valutazione. L’obiettivo è fornire un quadro comparativo per identificare punti di forza e aree di miglioramento, orientando politiche e investimenti nella sicurezza digitale. Nel GCI 2024 sono stati coinvolti 194 Stati, rendendo l’ultima edizione la più partecipata di sempre. Rispetto alle versioni precedenti, questa edizione introduce importanti novità metodologiche, in particolare un approccio di valutazione a tier (livelli) anziché una classifica numerica pura.
I cinque pilastri della cyber sicurezza valutati dal GCI:
- Misure legali: quadro normativo su cybercrime, protezione dei dati e privacy, incluse leggi per perseguire i crimini informatici e norme che tutelino efficacemente informazioni personali (es. obbligo di notifica delle violazioni).
- Misure tecniche: capacità tecnologiche e certificazioni operative messe in campo per fronteggiare le minacce. Rientrano qui la presenza di un CERT/CSIRT nazionale attivo per la gestione degli incidenti e l’adozione di standard di sicurezza nei vari settori.
- Misure organizzative: strategie e strutture di coordinamento a livello paese. Si valuta ad esempio l’esistenza di una strategia nazionale di cyber sicurezza aggiornata, di agenzie governative dedicate alla sua attuazione e di programmi come la tutela dei minori online.
- Sviluppo delle capacità (capacity building): iniziative di formazione, educazione e awareness per accrescere competenze e consapevolezza sulla sicurezza informatica. Include campagne pubbliche di sensibilizzazione, inserimento della cybersecurity nei curricula scolastici e incentivi per far crescere esperti nel settore.
- Cooperazione: collaborazioni nazionali e internazionali per affrontare i rischi cyber.
Effettuata una valutazione sulla base dei suddetti pilastri, per la prima volta, il GCI non si limita a stilare un ranking dal primo all’ultimo, ma suddivide i paesi in cinque fasce di performance (Tier1-5) in base al punteggio, ove il Tier 1 (punteggio 95–100) rappresenta i paesi più virtuosi e avanzati – considerati “role-model” – mentre il Tier 5(punteggio <20) include le nazioni agli inizi del percorso. Questo sistema di livelli permette ai paesi di confrontarsi con peer simili e di individuare più facilmente modelli da seguire da cui apprendere migliori pratiche. Inoltre, evidenzia che in ogni regione del mondo coesistono stati leader e stati in ritardo, incoraggiando la condivisione di esperienze: ogni area geografica presenta sia esempi di eccellenza (Tier 1) sia paesi che devono ancora sviluppare capacità di base (Tier 4–5).
Uno sguardo al panorama globale
Il quadro emerso dal GCI 2024 è di progressivo miglioramento globale, ma con differenze marcate tra ambiti e nazioni. In media, il punteggio complessivo mondiale è salito a 65,7 su 100, segnando un incremento significativo (+27% circa rispetto al 2020).
Il livello di preparazione, come prevedibile, varia a seconda del pilastro considerato. In generale, i paesi ottengono i risultati migliori nell’ambito legale, grazie alla diffusione ormai capillare di leggi su crimini informatici e protezione dei dati. Al contrario, i punteggi medi tendono ad essere più bassi nei pilastri tecnico e di capacity building, segno di una sensibile fatica a dotarsi di competenze tecniche avanzate e programmi di formazione sufficienti. Quasi tutti hanno adottato almeno una normativa nazionale in materia di sicurezza informatica; di contro, solo alcuni hanno istituito un team nazionale di risposta agli incidenti pienamente attivo e solo 83 Paesi risultano coinvolti in qualche associazione regionale tra questi team (per coordinarsi a livello sovranazionale). Sul fronte organizzativo, 132 governi hanno elaborato una strategia nazionale di cybersecurity e 161 hanno creato un’agenzia governativa dedicata – basti pensare alle cyber agency istituite negli ultimi anni in molti stati. Permangono invece gap nel potenziamento delle capacità.
Il posizionamento dell’Italia nel GCI 2024
L’Italia figura nel Global Cybersecurity Index 2024 come uno dei paesi al vertice mondiale. Il nostro paese rientra infatti nel Tier 1(la fascia più alta) grazie a un punteggio complessivo elevatissimo –praticamente il massimo, 100/100 secondo quanto riportato – risultando così uno dei modelli globali in materia di cyber sicurezza. L’ITU, nel suo rapporto, definisce l’Italia un “paese modello per la sua postura nella cyber sicurezza”: in altre parole, il livello di preparazione italiano viene promosso a pieni voti.
In base al rapporto ITU, l’eccellenza italiana è frutto di una serie di punti di forza distribuiti su ogni pilastro:
- Normativa e strategie: l’Italia dispone oggi di un robusto quadro normativo sulla sicurezza informatica e sul cyber crimine.
- Capacità tecniche e operative: l’Italia ha sviluppato considerevoli capacità tecniche per fronteggiare le minacce digitali. In particolare, vanta la presenza di un CSIRT (Computer Security Incident Response Team) nazionale operativo h24 per gestire e coordinare la risposta agli incidenti informatici. Dal 2022 il CSIRT Italia è incardinato nell’Agenzia per la Cyber sicurezza Nazionale (ACN), la nuova autorità centrale creata proprio con il compito di potenziare la sicurezza cibernetica nazionale. Sotto l’ACN sono state unificate e rafforzate le strutture di allerta rapida e gestione delle crisi cyber, rendendo più efficiente la risposta a eventuali attacchi. Oltre al team nazionale, l’Italia ha promosso la creazione di CERT settoriali e strutture di difesa dedicate in ambiti critici (come finanza, energia, pubblica amministrazione), elevando il livello di protezione nei vari comparti.
- Struttura organizzativa: un elemento chiave del successo italiano è l’aver istituito organismi dedicati e chiari meccanismi di coordinamento governativo sulla cybersecurity.
- Sviluppo delle competenze e consapevolezza: l’Italia ha investito in maniera crescente nello sviluppo delle capacità umane nel campo cyber. Il GCI riconosce al Paese gli sforzi formativi e di sensibilizzazione compiuti, ad esempio tramite programmi di educazione alla sicurezza informatica e iniziative volte a creare competenze specialistiche. Negli ultimi anni sono nati molti percorsi accademici dedicati (la cyber security è entrata nei curricula di lauree e master in diverse università) e progetti per scoprire e formare giovani talenti (come il programmaCyberChallenge.IT rivolto agli studenti). Questi sforzi, pur ancora in evoluzione, indicano la volontà di colmare il gap di competenze e creare una cultura diffusa della sicurezza informatica nel Paese.
- Cooperazione nazionale e internazionale: la posizione di vertice dell’Italia è dovuta anche all’ampia collaborazione attivata sia entro i confini sia all’estero.
Nonostante questo profilo molto positivo, il riconoscimento come Paese di Tier 1 non significa che il lavoro dell’Italia sia finito – al contrario, comporta responsabilità e nuove sfide. In qualità di nazione avanzata, infatti, l’Italia deve ora mantenere alta l’attenzione e consolidare quanto costruito. Un primo ambito cruciale è l’attuazione concreta di tutte le misure pianificate: disporre di leggi, strategie e strutture è fondamentale, ma occorre assicurarsi che funzionino efficacemente nella pratica quotidiana. Sarà importante, ad esempio, dare piena esecuzione alla Strategia Nazionale tramite piani operativi annuali, verificare periodicamente lo stato di avanzamento delle iniziative e correggere eventuali ritardi. Un’altra area di miglioramento è colmare definitivamente la carenza di professionisti qualificati: come molti paesi, anche l’Italia soffre di uno shortage di esperti di sicurezza informatica rispetto alla domanda crescente. Continuare a investire in formazione specialistica, certificazioni e percorsi professionali nel cyber sarà essenziale per dotare sia il settore pubblico sia quello privato delle risorse umane necessarie a fronteggiare minacce sempre più sofisticate. Analogamente, bisognerà ampliare la cultura della sicurezza a tutti i livelli:
oggi le grandi imprese e le amministrazioni centrali hanno maturato una discreta consapevolezza cyber, ma il tessuto delle PMI e degli enti locali è ancora eterogeneo.
Sul fronte tecnologico, infine, l’Italia dovrà stare al passo con l’evoluzione delle minacce: investire in innovazione e aggiornare costantemente le proprie difese.
Le sfide attuali della cyber sicurezza
Nonostante i progressi, il panorama cyber rimane complesso e in costante evoluzione. Il report GCI 2024 evidenzia alcune sfide chiave che tutti i paesi si trovano ad affrontare oggi:
- Attacchi ransomware in aumento: si registra un’esplosione di attacchi ransomware, in cui criminali bloccano sistemi e dati chiedendo un riscatto.
- Violazioni di dati e tutela della privacy: i data breach di larga scala sono sempre più frequenti e colpiscono settori eterogenei, dalla scuola alla finanza; e, oltre ai danni economici e reputazionali per le organizzazioni vittime, questi incidenti alimentano seri e preoccupazioni sulla privacy degli utenti.
- Divario tra paesi avanzati e in via disviluppo: permane una marcata disparità nella capacità di far fronte alle minacce cyber tra nazioni mature e paesi emergenti.
- Costi economici crescenti degli incidenti: i danni provocati dagli attacchi informatici hanno raggiunto livelli record.
- Rischio di interruzioni su larga scala: l’economia e la società odierne dipendono in modo critico da servizi digitali continuamente operativi. Il rapporto segnala preoccupazione per recenti episodi di outage (crollo di sistemi o piattaforme online) che hanno causato interruzioni significative a catena, ad esempio colpendo catene di approvvigionamento o il traffico aereo.
Va segnalato, infine, che un’altra sfida spesso sottovalutata è l’effettiva attuazione delle politiche e degli accordi esistenti. Molti paesi – inclusi quelli avanzati – hanno firmato numerosi trattati e sviluppato strategie sulla carta, ma trovano difficoltà nel tradurli in meccanismi operativi funzionanti. Il divario tra teoria e pratica, tra l’impegno formale e le capacità reali, è un tema trasversale che il GCI 2024porta all’attenzione: colmare questo gap di implementazione è essenziale per dare concretezza ai progressi misurati dall’indice.
Un percorso in continua evoluzione
La sicurezza informatica si conferma una sfida cruciale a livello mondiale. Minacce come il ransomware continuano ad aumentare di frequenza e impatto, colpendo non solo aziende ma anche governi e infrastrutture critiche (energia, trasporti, sanità) e causando gravi disservizi. Allo stesso tempo, i data breach (furti di dati) sono sempre più comuni, generano un impatto estremamente oneroso per le aziende e sollevano fortissime preoccupazioni sulla privacy, spingendo le autorità a reagire.
Il Global Cybersecurity Index 2024 ci mostra un mondo in movimento: da un lato sono stati compiuti notevoli passi avanti nella sicurezza informatica globale, dall’altro il lavoro da fare rimane significativo e urgente. La minaccia cyber continua ad evolversi di pari passo con la digitalizzazione, e con essa devono evolvere le difese. Anche per i paesi avanzati, l’aver raggiunto vette di eccellenza implica un impegno costante per mantenere ed elevare gli standard di sicurezza, perché nuovi rischi sono sempre all’orizzonte. Mantenere alta l’attenzione su questo tema è fondamentale a tutti i livelli, siano essi politico, economico, sociale. La cyber security deve restare una priorità strategica condivisa. I progressi sono possibili, ma richiedono volontà politica, investimenti mirati e cooperazione.
Il caso dell’Italia, promossa al massimo punteggio, indica che con la giusta combinazione di normative, competenze tecniche, visione organizzativa, formazione e partnership con aziende specializzate in intelligence e cyber security, si possono raggiungere eccellenti livelli di sicurezza.